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Conferenza stampa della premier Giorgia Meloni di “fine anno”: in oltre 3 ore ha parlato di tutto e tutti

È durata oltre 3 ore la conferenza stampa di fine anno alla Camera. della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che era stata rinviata due volte per motivi di salute

La conferenza è iniziata alle 11 e la Premier Giorgia Meloni, dopo essersi scusata per il rinvio,in poco più di tre ore ha risposto a 45 domande, prendendosi solo una pausa per andare in bagno. La premier ha toccato tantissimi temi, tra cui il rimpasto di governo, la legge bavaglio sull’informazione, il ddl concorrenza, il premierato, fino alle elezioni Europee.

“Non auspico e non lavoro a un rimpasto di governo” ha esordito Meloni. “Io penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l’ho visto accadere e non dico di più. Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco 100 volte andare a casa, hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier e le faccio io, me ne assumo la responsabilità”. Ha afferma la premier.

Sulla riforma costituzionale del Premierato ha detto: “quando ho presentato la riforma costituzionale la prima cosa che ho detto è che non tocchiamo i poteri del Presidente della Repubblica, è giusto così, perché il presidente è una figura di assoluta garanzia. Io non vedo in come l’elezione diretta del capo del governo significhi togliere potere al capo dello Stato”.

Poi ha sottolineato: “Si crea secondo me un equilibrio che è assolutamente buono e si rafforza la stabilità dei governi. Non vedo come questo possa ledere le prerogative del Capo dello Stato. Abbiamo avuto in Italia un problema di stabilità dei governi e governi che non rispondevano a nessuno e che non erano stati votati da nessuno”.

Sulla legge che le opposizioni definiscono bavaglio alla stampa, ha detto: “La norma è frutto di un emendamento parlamentare che arriva da un esponente dell’opposizione su cui c’è stato parere favorevole del governo ma non è un’iniziativa del governo per cui la manifestazione sotto palazzo Chigi, quando iniziativa non è del governo doveva essere sotto il Parlamento visto che le Camere si sono assunte le responsabilità. L’emendamento riporta l’articolo 114 del codice di procedura penale al suo perimetro originario. La riforma Orlando fece un’eccezione consentendo la pubblicazione delle intercettazioni. Qui non si toglie il diritto del giornalista ad informare io non ci vedo un bavaglio a meno che non si dica che la stampa sia stata imbavagliata fino al 2017. A me pare un’iniziativa valida, forse non l’avrei presa, io non l’ho fatto, ma mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare ed il diritto alla difesa del cittadino”.

Sul tema della candidatura alle europee ha affermato che “è una decisione che non ho ancora preso – spiega rispondendo a una domanda in merito – Sono una persona per la quale niente conta di più di sapere di avere il consenso dei cittadini, tutte le volte che ho avuto l’occasione di misurarmi con il consenso l’ho fatto, anche misurarsi da presidente del Consiglio sarebbe utile e interessante”. “Una mia eventuale candidatura potrebbe portare altri leader a fare una scelta, penso all’opposizione, e diventare un test di altissimo livello, interessante – prosegue – Ma devo capire se una mia eventuale candidatura toglierebbe tempo al mio lavoro da presidente del Consiglio e penso che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader di maggioranza, abbiamo stabilito che va presa insieme”.

Sul tema del Mes, la premier sottolinea che “la mancata ratifica non va messa in rapporto con l’accordo sul Patto di stabilità, io mi sono rimessa all’Aula e la modifica del trattato è stata bocciata, perché in Parlamento non c’è mai stata una maggioranza su questo. Bisogna capire perché Conte ha dato il via libera senza che ci fosse la maggioranza, quindi penso sia stato un errore sottoscrivere la modifica del trattato, sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento”.

“Penso che il Mes sia uno strumento obsoleto e penso che la reazione dei mercati sia una conferma di questo, i mercati sono stati consapevoli di questo, penso pure che possa essere un’occasione per modificarlo, per pensare come spendere meglio delle risorse che teniamo ferme. Va reso più efficace”, aggiunge Meloni.

Guardando all’accordo raggiunto nell’Ue sulla revisione del Patto di stabilità “sono soddisfatta, a condizioni date”. Meloni precisa: “Chiaramente non è il Patto che avrei voluto io. Quello che emerge è che in Europa non c’è questo superiore interesse comune ma si cerca una sintesi”.