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Corte penale internazionale dell’Aia emette mandato d’arresto per Putin. Zakharova: per la Russia è carta straccia

La Corte penale internazionale (CPI) dell’Aia oggi ha emesso un mandato di cattura contro il presidente russo Vladimir Putin, accusandolo di essere responsabile di crimini di guerra commessi in Ucraina. Dalla Russia, risponde Zakharova: “Per noi le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato”

Il presidente della Cpi, il giudice polacco Piotr Józef Hofmańsk e Vladimir Putin

La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo Putin per crimini di guerra a causa del suo presunto coinvolgimento in rapimenti di bambini dall’Ucraina. Secondo quanto affermato in una dichiarazione dalla corte, Putin “è presumibilmente responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa”. Emesso anche un mandato di arresto per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa con accuse simili.

Un atto nella pratica simbolico, in primis perché non si capisce chi avrebbe l’autorità e sopratutto la “capacità” di arrestare il presidente della più grande potenza mondiale nucleare e poi, ma non meno importante, perché giuridicamente la Russia, così come gli Stati Uniti e la Cina ed altri Stati, – per ovvi motivi -non riconoscono nessuna autorità a questa Corte.

Perché Mosca ( e gli altri Stati ) non riconosce l’autorità dell’Aia. La Corte penale internazionale, istituita sulla base dello Statuto di Roma del 1998, non fa parte delle Nazioni Unite ed ha valore solo per i paesi che hanno ratificato il trattato. I paesi che non sono membri dello Statuto includono la Russia (che ha firmato ma non ha ratificato il documento), gli Stati Uniti (hanno firmato lo Statuto ma successivamente hanno ritirato la firma) e la Cina (non ha firmato lo Statuto). Inoltre nel novembre 2016, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un ordine in cui ha chiarito che la Russia non aveva intenzione di diventare un membro della Corte penale internazionale. Secondo Mosca, il tribunale non è riuscito a diventare un organo di giustizia internazionale veramente indipendente e credibile.

Da qui la ferma risposta della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova dopo la notizia del mandato d’arresto contro il presidente Vladimir Putin.“Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale”.

Chi invece esulta – accontentandosi del nulla – è il procuratore generale dell’Ucraina, Andrij Kostin, che ha su Twitter ha commentato: “Sono personalmente grato al procuratore della Cpi Karim Khan per questa storica decisione. Continuiamo la stretta collaborazione con la Cpi nei casi di deportazione forzata di bambini ucraini. Oltre 40 volumi di fascicoli, più di 1000 pagine di prove già condivise con la Corte”.

Ma la stessa Corte penale internazionale, annunciando la decisione odierna della II Camera preliminare di avere emesso il mandato, è scettica sull’esecuzione dell’arresto, tanto che ha dichiarato che dipende dalla collaborazione internazionale, non specificando però chi sarebbero questi “collaboratori” che materialmente dovrebbero recarsi in Russia ad arrestare Putin. “La Cpi sta facendo la sua parte di lavoro, – ha dichiarato in un video il presidente della Cpi, il giudice polacco Piotr Józef Hofmańsk i giudici hanno emesso i mandati d’arresto. La loro esecuzione dipende dalla collaborazione internazionale”.