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Donald Trump è già in campagna elettorale: “Sono l’unico in grado di evitare la terza guerra mondiale”

“Sono l’unico in grado di evitare la terza guerra mondiale”, con queste parole Donald Trump, già in campagna elettorale galvanizza la convention repubblicana

Mancano poco meno di due anni alle elezioni presidenziali, ma la campagna elettorale si fa già incandescente,l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump in un comizio durato di quasi due ore, punta tutto sulla politica estera, promettendo il blocco a tutto l’import dalla Cina, ad altri 300 km di muro anti-migranti e il licenziamento di tutti i burocrati. Ma il piatto forte è stato il discorso sulla guerra in Ucraina dicendosi certo che solo lui è “in grado di evitare la terza guerra mondiale” e che con lui la Russia non avrebbe mai invaso l’Ucraina.

Non è mancato l’attacco ai Paesi Nato, ai quali ha chiesto di mettere gli stessi soldi degli Stati Uniti, ha anche definito Joe Biden e il figlio Hunter “criminali” e promesso di “sfrattare Biden dalla Casa Bianca” nel 2024, tenere le atlete trans fuori dalle competizioni, e “salvare” il Paese dai marxisti, comunisti, drogati e dall'”oblio” a cui “è destinato”. Infine si è detto certo che si vede nel ruolo di “salvatore” in nome del “Make America Great Again”, e di rendere di nuovo grande l’America, ma prima dovrà vincere la “battaglia finale”.

Nella sala gremita c’era tanta gente venuta per applaudirlo, compreso l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che ha assistito all’intervento del suo amico. Più volte la platea ha urlato “Trump Trump Trump” e “Usa Usa Usa”, al punto che il tycoon ha commentato: “Non pensavo fosse un comizio, ma in realtà lo è”. D’altronde la convention era piena degli elettori della base che sono tutti per lui, tanto che quando l’unica – al momento . sfidante ufficiale l’ex ambasciatore Usa all’Onu Nikki Haley ha lasciato il palco per firmare autografi, è stata sommersa da un coro di “Trump Trump”. Che la platea fosse tutta per lui è stato confermato da un sondaggio lampo fatto tra i partecipanti, che gli aveva assegnato il 62 per cento di consensi, contro il 20 del suo più probabile sfidante, il governatore della Florida Ron DeSantis.

Di fatto Trump, guerra a parte, ha riproposto i temi della campagna presidenziale del 2016, quando aveva promesso di ripulire Washington del ‘deep state’, il mondo oscuro dei burocrati e cospirazionisti. Ma rispetto a sette anni fa Donald Trump ha fatto capire quali saranno i temi della prossima, di campagna. Ha attaccato i big del Partito repubblicano, promesso che non tornerà più il partito di Paul Ryan, Karl Rove e Jeb Bush, e avvertito gli sfidanti interni alle primarie: il leader e unico candidato possibile è lui, l’unico in grado di “evitare la terza guerra mondiale”. Poi quasi come una minaccia: “Finiremo il lavoro”.

“Nel 2016 – ha detto – dissi: ‘io sono la vostra voce’. Oggi aggiungo: io sono il vostro guerriero. Io sono la vostra giustizia’. E per coloro che hanno tradito: io sono la vostra punizione”. “Spazzerò – ha aggiunto il ‘deep state’. Licenzierò i burocratici e le ombre oscure che hanno strumentalizzato il nostro sistema giudiziario e riporterò di nuovo il popolo alla guida del Paese”. E ha lanciato quello che sarà uno degli slogan della sua campagna: “Finiremo il lavoro”, cominciato con la sua presidenza.

“Sarà la nostra battaglia finale”, aveva detto poco prima di salire sul palco, ai giornalisti. “Lo sanno loro – aveva aggiunto, riferendosi ai big del partito – lo so io, lo sapete voi, lo sanno tutti. O vinciamo o non avremo più un Paese”. E ai reporter che gli avevano chiesto se avrebbe continuato a fare campagna anche se incriminato, aveva risposto: “Assolutamente, non ci penserei nemmeno a lasciare”.