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L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano condannato a 13 anni per immigrazione clandestina, truffa e abuso

L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano è stato riconosciuto colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito dell’attività di accoglienza dei migranti nel suo Paese e condannato a 13 anni e 2 mesi. Il pm aveva chiesto 7 anni e 11 mesi

Il Tribunale di Locri al termine del processo “Xenia”. ha condannato l’ex sindaco di Riace (RC) Domenico Lucano, a tredici anni e 2 mesi di reclusione. Il Pm aveva chiesto 7 anni e 11 mesi di carcere, ma i giudici quasi raddoppiato quanto chiesto. I reati contestati dalla Procura di Locri erano di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Domenico, meglio noto come Mimmo Lucano, è balzato agli onori delle cronache per le politiche di accoglienza dei migranti molto “attive”. Il 2 ottobre del 2018, fu arrestato e sottoposto ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza di Locri in merito a presunte irregolarità nella gestione del sistema d’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo politico. L’ordinanza di custodia cautelare fu emessa dal GIP del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem.

Già dall’ottobre del 2017 Lucano era iscritto nel registro degli indagati. Nel corso dell’inchiesta, secondo gli inquirenti, erano emerse irregolarità che il primo cittadino avrebbe commesso nell’organizzare “matrimoni di convenienza” tra cittadini del posto e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano.

Lucano e la sua compagna avrebbero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia. Dalle intercettazioni dei finanzieri, sarebbe emerso, in particolare, il ruolo di Lucano nell’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno.

La Guardia di Finanza avrebbe poi raccolto elementi circa l’affidamento diretto, definito “fraudolento”, del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti senza le procedure di gara previste dal codice dei contratti pubblici. Due le cooperative sociali, la “Ecoriace” e L’Aquilone”, che secondo l’accusa, il sindaco avrebbe favorito. Le due coop non avrebbero avuto i requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, in quanto non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore.

Al riguardo, viene contestato a Lucano di aver prima tentato inutilmente di far ottenere l’iscrizione alle cooperative, poi avrebbe istituito un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente lo svolgimento di servizi pubblici. Per quanto riguarda la gestione dei flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, il Gip, pur rilevando una “tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori”, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, e parlando di “estrema superficialità”, e “diffuso malcostume”, aveva negato la contestazione di reati specifici.

Con il pronunciamento del Riesame, a Lucano erano stati revocati i domiciliari, ma era stato disposto il divieto di dimora a Riace. In conseguenza dell’arresto era stata disposta la sospensione dalla carica decisa dalla prefettura di Reggio Calabria.