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Macron dopo la visita a Xi: “Europa non può seguire gli Usa”, ma è solo ed accerchiato da servi

Macron ha preso coraggio per un attimo, più probabilmente lo ha fatto solo per trovare respiro dalle proteste interne contro la sua riforma pensionistica, ma questo rende tutto più triste: parole vuote che vengono ridimensionate, destinate a cadere nel nulla, davanti ad una Germania sorda e zoppa

Come dice giustamente il professor Alessandro Orsini “l’Europa è un progetto politico fallito” che esprime “una classe dirigente morta”. E’ vero. E’ una triste verità dimostrata ancora di più da quel ridicolo sprazzo di “orgoglio” tirato fuori da Macron sull’aereo che da Pechino lo portava a Guangzhou dopo la visita a Xi, forse frutto di qualche bicchierino in più di Maotai o di Pastis, più verosimilmente ennesima mossa politica per distogliere l’attenzione interna ed esterna dalle durissime proteste interne contro la sua riforma pensionistica. 

Macron ha detto tante cose vere, “l’Europa non può seguire gli Usa”, serve insomma una terza via per l’Ue: “non siamo i vassalli di nessuno”. Il rischio è infatti quello di ritrovarsi in una Ucraina 2.0 mentre la guerra contro Mosca non è ancora finita: “l’Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti per Taiwan”.

Per l’Europa infatti sarebbe l’ennesimo salto nel vuoto: appena “scappati” dalla “morsa” di Mosca sulle fonti energetiche – gas e petrolio – e con tanto di Germania che va avanti a carbone per non dispiacere gli USA – con buona pace di Greta -, mentre la nostra Italia che compra il gas da quell’Algeri tanto vicina a Mosca ed in quell’Africa base militare Wagner, a breve potremmo ritrovarci anche contro Pechino, potenza economica, ma soprattutto industriale, produttrice mondiale di quasi ogni cosa e che l’Europa deve, non vuole, ma deve considerare un partner strategico.   

Così, forte e coraggioso come un piccolo Napoleone, ma senza l’accento italiano, il presidente francese Emmanuel Macron, domenica 9, ha parlato ai giornalisti di Politico e Les Echos. Peccato che siano parole vane, inutili ed impotenti.

Il cazziatone atomico da Washington non deve essere infatti tardato ad arrivare: già oggi dall’Eliseo “precisano” che Macron, non è che volesse proprio dire quello che ha detto, cioè, sì, lo ha detto, ma.

Ma va ricordato che “ha spesso detto che la Francia non è equidistante tra gli Stati Uniti e la Cina. Gli Stati Uniti sono i nostri alleati, condividiamo valori comuni”. Lo dicono oggi fonti dell’Eliseo interpellate dall’ANSA a Parigi. Pensa un po’.

La dichiarazione prosegue ancora: “La Cina è al tempo stesso un ‘partner , un concorrente e un rivale sistemico'”, affermano le fonti, citando l’espressione contenuta nella stategia Ue del 2019.

“Un rivale sistemico”. La Cina è un partner perchè ci serve, ma un “rivale sistemico”. E chi lo ha deciso il “sistema”? Gli USA, ovviamente.

Dunque le parole di Macron sull’aeroplano quanto valgono davanti al “sistema”? Nulla, zero, niente.

E del resto come poteva essere diverso? L’Europa, il progetto politico fallito di cui parlavamo all’inizio, non ha spina dorsale. Ognuna fa quel che gli è concesso da Washington, la Francia è l’unica potenza atomica d’Europa, vorrebbe rivendicare un ruolo di dignità, di attore sulla scena politica mondiale e non di semplice gregario.

Ma la Francia da sola è piccola e circodata da servi. Se i due traini d’Europa, Francia e Germania cooperassero per l’indipendenza europea, questo sì che potrebbe funzionare, ma Berlino è quella capitale a cui hanno fatto saltare in aria il North Stream ed è rimasta in silenzio come non fosse un dramma per la sua industria, vero cuore dell’economia tedesca.

Il “sistema” che pone la Cina come “rivale” indubbio dell’Occidente e quindi anche dell’Europa, Parigi da sola non può scardinarlo. E del resto ha anche senso: i sistemi non nascono a caso, contrariamente alle fregnacce che per decenni ci hanno raccontato prezzolati professoroni universitari in Tv, sui giornali e nelle istituzioni, i soldi non sono tutto. Per decenni abbiamo inseguito forsennatamente il Pil, l’egemonia economica, l’arma del denaro. Ma il denaro è un coltello dalla lama spuntata e spezzata.

Il sistema in cui viviamo, su cui fa forza l’Occidente e gli Usa, non nasce dal denaro, nasce dalla guerra, il denaro è una conseguenza. Il sistema a cui fa riferimento l’Eliseo è l’assetto di potere stabilito dopo la seconda guerra mondiale e dopo l’anomala caduta dell’Unione Sovietica.

Il danaro da solo non può creare un sistema, non ne ha la forza: ce lo ha dimostrato la Russia in Ucraina. Quante risate negli ultimi decenni? “La Russia ha un pil minore dell’Italia”, frase gettonatissima nei salotti televisivi, diventato un leitmotiv giustificativo di qualsiasi previsione di egemonia assoluta dell’Occidente e degli USA nel mondo.

Eppure non era così. Dopo oltre un anno di guerra, l’Ucraina devastata e Stoltenberg che meno di una settimana fa ci è venuto a dire che dopo: “150 miliardi da alleati Nato” in armi a Kiev, Putin comunque “non ha cambiato rotta sull’Ucraina”.

Era così nel medioevo, è così nel 2023, Carl von Clausewitz lo ha spiegato bene nel 1800: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica”.

I russi non lo hanno dimenticato, gli americani meno ancora, dato che sono sempre in guerra in un modo o nell’altro, solo l’Europa, colonizzata dagli USA dopo la seconda guerra mondiale, lo ha completamente e volutamente dimenticato. E adesso trema, trema perché Pechino potrebbe ricordarsi ancora una volta delle parole di Clausewitz.