⦿ Ultim'ora

“Mascherine Tricolore”: arriva anche in Sicilia la protesta per soldi promessi non arrivati e tasse da pagare


E’ arrivata anche in Sicilia la protesta promossa in tutta Italia dalle “Mascherine Tricolore” contro il governo nazionale: soldi non arrivati, limitazione della libertà e tasse da pagare, le rivendicazioni

Dalle macerie economiche del coronavirus è  nato un nuovo gruppo di protesta, le Mascherine Tricolori, che ha già manifestato in diverse città, tra cui Roma, Trento, Verona, Milano, Napoli, in più di 60 piazze d’Italia, per dire “no alla dittatura sanitaria” e chiedere il ritorno alle urne.

I manifestanti protestato contro la fallimentare gestione dell’emergenza coronavirus da parte del governo Conte, culminata nella fase 2, che di fatto è un proseguimento della fase 1. Così i cittadini, stufi di un Paese chiuso in casa e con l’economia ferma, si sono organizzati spontaneamente e dati appuntamento per dare la sveglia alla Nazione, esprimendo le ragioni della protesta nel rispetto delle misure di sicurezza.

Questa la manifestazione di Roma

Clima teso  ieri nelle tre città dove la Digos ha intimato di sciogliere gli assembramenti vietati dal Dpcm varato da Conte. Le Mascherine Tricolori arrivate anche in Sicilia, si sono trovati in piazza Sant’Oliva a Palermo, piazza Galatea a Catania e piazza Ernesto Cosenza a Siracusa.

“Nel pieno rispetto delle distanze e con la ferma volontà di non mettere a rischio la salute di nessuno – si legge nei volantini distribuiti – siamo qui oggi per compiere un atto di libertà. Ci avete portato ad una dittatura sanitaria che sembra uscita da un film di fantascienza”.

“Dove sono le misure a sostegno dell’economia? – chiedono le Mascherine Tricolori – sul piatto ci sono solo nuovi debiti! Debiti che l’Italia avrà con l’Europa una volta attivato il Mes. Debiti per le imprese, alle quali è stato “gentilmente concesso” di chiedere soldi in prestito alle banche. Niente stop alle tasse, niente soldi a fondo perduto. Solo altri debiti!”

“Noi combatteremo per difendere il futuro dell’Italia. La parola deve tornare al popolo, non siamo noi gli untori! – concludono i manifestanti – Nonostante la repressione e i divieti, noi manifesteremo. E’ un nostro diritto, ma soprattutto è un nostro dovere. Ribellarsi oggi significa amare la nostra Nazione”.