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Meloni: “Pronta a scelte impopolari. Sto con le imprese”… i poveri non le interessano

Meloni spiega la manovra all’Assemblea di Confindustria Veneto e davanti ad una platea “interessata” si dice “Pronta a scelte impopolari. Sto con le imprese”

La premier in collegamento video con l’assemblea generale di Confindustria Veneto Est, espone la sua manovra che sembra fatta su misura per il mondo dell’impresa che la sta ascoltando. La manovra boccia i sussidi per chi a suo avviso è “occupabile”, senza però dare un lavoro a fronte dei soldi tolti. Infine ribadisce lo slogan della campagna elettorale: “Non va disturbato chi produce”, che almeno da quello che si legge nel testo della manovra, va sovvenzionato con i soldi tolti al Reddito di cittadinanza. Di Fatto la celebre frase attribuita alla Regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, “Se non hanno più pane, che mangino brioche”, sembra calzare a pennello. Giorgia Meloni però è consapevole di essere impopolare: “Intendo assumermi la responsabilità delle scelte che prenderemo, anche se questo dovesse costare in termini elettorali”, dice la premier, dimenticando forse che il governo Berlusconi del 1994 eletto con lo stesso consenso elettorale che ha avuto lei, sentendosi “invincibile” tocco le pensioni e cadde rovinosamente per mano della Lega. La storia si ripeterà… chissà.

Ma la premier insiste e conferma che l’abolizione del Reddito a partire da fine 2023 “è una misura di buonsenso che difenderemo contro ogni attacco strumentale. In Italia si è speso troppo tempo per distruggere la cultura del lavoro su cui è fondata la nostra Costituzione”. Meloni elenca gli interventi della manovra e dice che “incarnano una visione sociale che questo governo condivide con Confindustria: la gran parte delle risorse sono destinate alle realtà produttive per ribadire un principio troppo spesso messo in discussione: non può esistere welfare se a monte non c’è chi genera ricchezza”. Una ammissione che la novella Robin Hood ha fatto una manovra che toglie ai poveri per dare ai ricchi, ma non ci sarebbe neanche da stupirsi, perché come direbbe Renzi : “è la destra bellezza”.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. che avrebbe voluto un taglio del cuneo fiscale più incisivo, mostra d’apprezzare il provvedimento: “Il tratto distintivo del presidente del Consiglio è l’essere coerente e mantenere la parola”.

Se i commenti di Confindustria sono positivi, un po meno sono quelli dei sindacati. La Cgil pensa a uno sciopero generale il 13 o il 15 dicembre e cerca di tenere insieme almeno la Uil che con Pierpaolo Bombardieri invita all’unità “contro le diseguaglianze”, mentre la Cisl, sindacato collegato a Fratelli d’Italia è quasi certo, non parteciperà alla mobilitazione. Anche le organizzazioni dei medici annunciano che scenderanno in piazza il 15 dicembre contro il “definanziamento della sanità pubblica”.

Meloni, comunque si sta preparando a possibili rivolte interne ed oggi incontrerà una rappresentanza del Terzo polo guidata da Carlo Calenda, sempre disponibile a salire sul carro del vincitore magari in cambio di qualche poltrona che tutte le altre opposizioni gli hanno negato. Nella maggioranza infatti FI è pronta a dare battaglia sui temi cari a Berlusconi: dalle pensioni minime alla decontribuzione per l’assunzione degli under 36, oltre alle richieste sui crediti del superbonus edilizio. Ma la premier per ora tira dritto, magari con l’aiutino dei voti di Calenda e conferma: “questa finanziaria è l’inizio di un percorso per risollevare l’Italia dopo anni di politiche fallimentari e dannose che l’hanno lasciata in ginocchio”.