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Palermo. Concorsi truccati al Policlinico: arrestati ex primario e la figlia, 11 indagati tra cui una saccense

Avrebbero truccato un concorso universitario e l’ex professore universitario Gaspare Gulotta e la figlia Eliana, in servizio al Civico sono finiti ai domiciliari. Altri undici sono indagati e il gip ha disposto l’obbligo di firma e l’interdizione da pubblici uffici per 12 mesi

I carabinieri hanno arrestato l’ex professore universitario, nonché direttore del dipartimento di Chirurgia del Policlinico, Gaspare Gulotta, di 71 anni, originario di Santa Margherita Belice e la figlia Eliana Gulotta, chirurgo in servizio al Civico. Inoltre con la stessa ordinanza il gip Donata Di Sarno ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici per altri undici indagati. In totale le persone sotto inchiesta sono ventitre.

Secondo l’accusa, avrebbero truccato un concorso universitario per pilotare la nomina di un docente ordinario, fissando dei criteri di valutazione dei candidati e rivelando informazioni segrete come i punteggi provvisori delle graduatorie per controllarne l’esito.

L’ex professore universitario, nonché direttore del dipartimento di Chirurgia del Policlinico, Gaspare Gulotta

In undici sono stati interdetti dai pubblici uffici per 12 mesi e sono indagati a vario titolo per corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio.

Questi i destinatari del provvedimento:

Adelfio Latteri, Ludovico Docimo (nato a Napoli, 61 anni), Giuseppe Maria Antonio Navarra (nato a Catania, 56 anni), Leonardo Gulotta, Giuseppe Salamone, Antonino Agrusa (nato a Cinisi, 53 anni), Giuseppe Di Buono, Vittorio Altomare (nato in provincia di Cosenza, 68 anni), Roberto Coppola (nato a Roma, 69 anni), Giuseppina Campisi (nata a Sciacca, 56 anni) e Pio Sciacca.

L’inchiesta del Nas dei carabinieri, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, è nata nel 2019 dopo la denuncia di un medico secondo cui il direttore del dipartimento di Chirurgia del Policlinico, ovvero Gaspare Gulotta, avrebbe “influenzato un concorso” per condizionare il risultato di una “procedura selettiva per la copertura di posti di professore universitario e/o ricercatori, a prescindere dagli effettivi meriti e nell’ambito di un ‘patto di alternanza’ con un altro indagati, i candidati legati a uno o all’altro complice, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso designati fra soggetti a loro vicini”.

Per fare ciò, secondo l’accusa, avrebbero “influito sulle modalità di fissazione dei criteri di valutazione, carpendo gli appunti sui punteggi provvisori attribuiti e raccogliendo informazioni segrete” per “inserire nei verbali criteri di selezione più favorevoli ai candidati di loro gradimento, fino a ricorrere all’invio di lettere, di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, nelle quali venivano segnalati i candidati graditi”, come si legge in una nota dei militari.

 

Nel corso delle indagini è stato inoltre accertato, secondo la Procura, che Gulotta, grazie alla collaborazione di altri medici fra i quali la figlia Eliana, “nonostante non fosse stato presente veniva ufficialmente inserito in équipe chirurgiche sui registri informatici del Policlinico, attestando falsamente la sua partecipazione a interventi compiuti in realtà da altri medici”. A ciò si aggiungerebbe un ulteriore aspetto: l’indagato, infatti, autorizzato a svolgere attività di intramoenia, si sarebbe appropriato di somme comprese tra i 100 e i 200 euro (tra luglio 2019 e ottobre 2020) ricevtute da 68 pazienti non versando alla sua azienda la percentuale spettante e avrebbe anche omesso di comunicare lo svolgimento, per nove mesi, della sua attività libero professionale, inducendo il datore di lavoro in errore sul rispetto del vincolo di esclusività.

Gulotta “avrebbe usato la sua influenza – ricostruisce ancora il Nas – per fare rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, delle false attestazioni di malattia, sia allo scopo di giustificare, mediante l’esibizione della falsa certificazione medica al datore di lavoro pubblico, l’assenza dal servizio, ma soprattutto per ottenere un referto che attestasse falsamente delle lesioni subite dalla figlia e da questa allegato successivamente ad una querela per lesioni contro l’ex coniuge”. Un atto che avrebbe fatto poi finire sotto inchiesta l’ex marito proprio per lesioni aggravate.

Alle attività investigative, coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, hanno partecipato i militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Palermo, con la collaborazione dei Nas di Catania, Napoli e Roma e con il supporto del personale del Comando provinciale carabinieri.