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Telefonata tra Xi e Zelensky: nulla di nuovo, ma l’Occidente festeggia e Kiev fa propaganda

Xi Jinping folgorato sulla via per Kiev dopo che l’ambasciatore cinese in Francia Lu Shaye aveva addirittura messo in dubbio la sovranità di tutti gli stati ex-sovietici? No, ma tutto fa propaganda in Occidente

Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Grande giubilo da parte della stampa occidentale, pronta subito a raccogliere la modesta notizia per trasformarla nella propaganda del giorno, nell’ennesimo “colpo decisivo” contro la Russia, che però in questo anno e oltre di guerra non ha mai neppure vacillato.

I mass media italiani in particolare hanno subito tenuto a riportare che “il rispetto reciproco di sovranità e integrità territoriale” è la base politica delle relazioni Cina-Ucraina. Bellissime parole, che nel concreto non servono a restituire né la Crimea né il Donbass né nient’altro a Kiev, servono solo a “ricordare” il concetto di “unica Cina”, ossia che Taiwan fa parte della Cina e deve stare sotto Pechino, che agli USA piaccia oppure no.

Questa non è certamente la prima volta e non sarà sicuramente neppure l’ultima che la stampa occidentale gioca con le parole di Pechino: la Cina ha posto – come ovvio che sia – il concetto di integrità territoriale come primo punto e capo saldo della sua politica estera a causa di Taiwan, ovvio che non si rimangi tali parole in Ucraina. Il punto è capire cosa voglia fare fattivamente contro gli interessi dell’alleato di ferro russo e soprattutto cosa potrebbe mai guadagnarci dal mettersi contro Mosca. Posta in questi termini diventa evidente che la telefonata di oggi è nulla più che una formalità, la posizione effettiva cinese è stata probabilmente riassunta dal wolf warrior Lu Shaye in Francia, qualche giorno fa.

Sempre la stampa occidentale tiene a far sapre che il presidente Xi Jinping, nella prima telefonata al suo omologo Volodymyr Zelensky dall’inizio della guerra ha detto che “le relazioni Cina-Ucraina hanno attraversato 31 anni di sviluppo e raggiunto il livello di partenariato strategico. Apprezzo la ripetuta enfasi del presidente Zelensky su sviluppo delle relazioni e cooperazione con la Cina e ringrazio l’Ucraina per aver fornito grande assistenza all’evacuazione dei cittadini cinesi” nel 2022. Evidentemente molto apprezzate le parole sul “partenariato strategico”: peccato che la Cina sia un partner strategico di tanti nel mondo, europa compresa, e questo comunque non vieta all’Europa di pensare alla Cina come ad una potenza ostile.

Il colloquio tuttavia ha permesso ad entrambe le parti a fare un po’ di show: Zelensky ha subito colto l’occasione per nominare Pavel Ryabikin ambasciatore dell’Ucraina presso la Repubblica popolare cinese – così da dare l’impressione che le relazioni di Kiev con Pechino siano diventate, con una sola telefonata, migliori di quelle tra Pechino e Mosca -, da parte cinese invece pechino invierà “il rappresentante speciale del governo per gli affari eurasiatici in Ucraina e in altri Paesi per avere una comunicazione approfondita con tutte le parti sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Da notare che la Cina ha mandato il proprio rappresentante per avere una “comunicazione approfondita” con “tutte le parti”, non solo con Kiev, ed a ben ricordare Pechino un piano di pace lo aveva già proposto, ma l’Occidente lo ha subito scartato.

Il sunto della giornata e della questione lo dà del resto il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, John Kirby: “Siamo contenti che Xi e Zelensky si siano parlati. E’ da tempo che chiediamo che la Cina ascolti la prospettiva ucraina”, dunque la vittoria per oggi è “assicurata”, tuttavia Kirby specifica: “Non possiamo sapere se questa telefonata portare a qualcosa. Sta all’Ucraina e Zelensky decidere se vogliono sedersi al tavolo dei negoziati per la pace”.

Altre parole ricche di miele che celano però il nulla fattuale dell’influenza che questa telefonata ha avuto: gli Usa non possono non sapere se questa telefonata possa portare a qualcosa e, più importante ancora, non è Kiev a decidere se e quando sedersi al tavolo dei negoziati, dato anche che a scartare il piano di pace di Pechino in 12 punti fu proprio la proprio la Casa Bianca.

Da Mosca la reazione alla telefonata è stata per nulla sorpresa, praticamente un ripetere quanto spesso già affermato nei mesi scorsi: “Abbiamo preso atto della disponibilità della Cina a compiere sforzi per avviare un processo di negoziazione. Possiamo vedere che i nostri approcci fondamentali sono in linea con il documento che il ministero degli Esteri cinese ha rilasciato il 24 febbraio“, ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

“Finora, il regime di Kiev ha rifiutato ogni ragionevole iniziativa volta a trovare una soluzione politica e diplomatica alla crisi ucraina” e spiegando che “è improbabile che i burattini di Washington apprezzino qualsiasi appello alla pace”.