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Covid, Draghi approva l’ennesimo decreto: la lega non lo vota, è “discriminatorio per i non vaccinati”

Il Consiglio dei ministri nella serata di ieri approva l’ennesimo decreto anti-Covid, ma la Lega si dissocia e non lo vota: “discriminatorio per i non vaccinati”

C’è il primo strappo nel governo dopo le elezioni del Presidente della Repubblica. Ieri sera i ministri della Lega, nel Consiglio dei ministri convocato per emanare le nuove ennesime norme anti-Covid, non hanno partecipato al voto. Il decreto legge è stato comunque approvato.

La tensione tra i ministri della Lega e il governo come prevedibile sale. Lo strappo si è consumato sulle nuove misure per la scuola, il ministro Massimo Garavaglia ha abbandonato il Cdm dopo aver espresso la sua contrarietà alle norme che introducono una distinzione tra vaccinati e non nella didattica a distanza, mentre Il ministro Giancarlo Giorgetti non ha proprio partecipato alla riunione di governo.

“Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in cdm, – dicono Garavaglia e Giorgetti – in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del paese”.

“Niente restrizioni ai vaccinati in zona rossa, così riapriremo l’Italia”. Questo invece ciò che ha detto Draghi che ha comunque approvato le nuove norme che di fatto “puniscono” solo i non vaccinati, avvalorando la tesi dei leghisti e questo, senza che oggettivamente ci sia un motivazione scientifica, come già dichiarato da diversi esperti virologi.

Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive “San Martino” di Genova, in un’intervista ha detto: “La gente è stanca: non si può andare avanti così. Invito la politica a fare attenzione: un cittadino stufo, quando hai a che fare con una malattia infettiva, è il pericolo maggiore in cui puoi imbatterti, perché non segue più alcuna regola. Agli italiani andrebbe eretto un monumento: il 90% si è vaccinato, e la percentuale continua a crescere. Hanno e abbiamo rispettato tutte le regole, ma nonostante questo resistono restrizioni insensate”.

Lo stesso concetto è stato espresso da Andrea Crisanti, professore e microbiologo dell’Università di Padova in un’intervista concessa a Il Fatto Quotidiano, definisce l’obbligo vaccinale “un’arma politica il cui l’obiettivo sarebbe stato raggiunto e insistere inasprirebbe soltanto il clima sociale, considerando, che a suo parere, non si può immunizzare il cento per cento della popolazione italiana”. Il virologo poi ha aggiunto: “Il certificato di durata illimitata dopo il booster? Non sapendo nulla vogliono tranquillizzare le persone vaccinate. Niente di scientifico, l’azione politica deve avere un obiettivo di sanità pubblica. È inutile che mi accanisco contro l’altro 10% se i dati dicono che il 90% basta. Bisogna valutare la risposta della società, c’è sempre il singolo che non si vuole vaccinare per le più diverse ragioni.”

Chiare le considerazioni dei due virologi che hanno sempre sponsorizzato i vaccini, ma il governo pare non ascoltare il parere degli esperti e andando controcorrente rispetto alla maggior parte dei Paesi europei che stanno allentando le misure, nel giro di pochi giorni emana questo nuovo decreto, che in molti, tra politici e virologi con termini diversi, definiscono discriminatorio.

QUESTE LE NOVITA’

Il Green Pass con terza dose avrà la durata illimitata, stessa cosa vale per chi dopo due dosi ha avuto l’infezione.

La Zona rossa varrà solo per i non vaccinati, che saranno i soli a dovere rispettare le restrizioni previste.

Gli stranieri potranno entrare in Italia con il Green Pass base. In Italia coloro che arrivano da Paesi con regole vaccinali diverse da quelle del nostro paese, e dunque senza il super Pass, potranno accedere alle strutture ricettive e a tutte quelle attività con il Pass semplice.

I cambiamenti più rilevanti però riguardano tutti i gradi scuola: in quella dell’infanzia si va in Didattica a distanza con 5 casi; nella primaria si va in Dad con 5 casi ma ci vanno solo i non vaccinati; nella secondaria dopo 2 casi vanno in Dad solo i non vaccinati.

Queste le regole che si applicheranno da lunedì 7 febbraio nelle scuole a seconda del ciclo di studi:

  • Alla materna i bambini (da 0 a 5 anni) andranno in Dad al quinto caso.
  • Come indicato dal Cts la didattica a distanza durerà 5 giorni.
  • Alla scuola primaria, cioè le elementari (6-11 anni), a partire dal quinto caso scatterà la Dad solo per chi non ha la seconda dose da meno di 120 giorni o non ha avuto l’infezione.
  • Alla secondaria, medie e superiori (12-19 anni) dal secondo caso in poi scatterà la Dad (di 5 giorni) sempre i non vaccinati.

Gli studenti che hanno un compagno positivo ma sono vaccinati non devono più fare la Dad. I non vaccinati invece faranno la didattica a distanza ma dimezzata rispetto ad ora, cioè di 5 giorni. Ovviamente per rientrare avranno bisogno di un tampone negativo. Per tutti il test va comunque fatto in caso di sintomi.