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L’Ungheria blocca ancora le nuove sanzioni alla Russia e (per ora) salva raffineria Priolo: “No Kirill tra i sanzionati”

L’Ungheria blocca ancora l’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni alla Russia chiedendo di togliere Kirill dalla lista dei “sanzionati”, bloccando quindi anche lo stop all’importazione del petrolio russo via mare. Priolo per il momento è salva

Slitta ancora l’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca a causa del solito Orban, che dopo avere incassato l’esenzione per l’Ungheria all’importazione del petrolio russo, ora chiede anche di togliere il Patriarca della chiesa ortodossa russa Kirill dalla lista dei “sanzionati”. La richiesta è stata avanzata nella riunione tra gli ambasciatori dell’Unione europea di ieri.

L’Ungheria dunque torna a bloccare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia che tra i vari punti prevede l’embargo al petrolio importato via mare, che avrebbe causato la chiusura della Isab, la raffineria siciliana, la più grande d’Italia, che tra dipendenti diretti ed indiretti da lavoro ad oltre 3.500 persone con relative famiglie, che sarebbero rimaste disoccupate.

Il premier ungherese Orban, per quasi un mese ha bloccato le misure contro Mosca, pretendendo e ottenendo una deroga per il greggio che arriva via oleodotto (che serve Budapest) e quando i falchi di Bruxelles pensavano di avere ottenuto il loro scopo, ecco che arriva la nuova richiesta tramite l’ambasciatore ungherese: il patriarca della Chiesa ortodossa russa deve restare fuori dalla blacklist dell’Unione europea.

La riunione di ieri doveva essere l’ultimo passaggio formale per mettere nero su bianco l’accordo politico raggiunto lunedì a mezzanotte tra i capi di Stato e di Governo, che pur di andare avanti avevano assecondato tutte le richieste dell’Ungheria. Ma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che avevano esultano, non si erano accorti che l’accordo era solo sul greggio e non si era entrati nel dettaglio anche delle persone “listate”, delle quali poi vengono congelati i beni presenti nell’Unione.

Dunque tutto da rifare e il Coreper verrà riconvocato non appena la Presidenza francese lo riterrà opportuno. Sicuramente la brama di chi con accanimento morboso, vuole, anche per non perdere la faccia davanti al mondo, l’approvazione di questo pacchetto, farà di tutto per ottenere lo scopo, magari togliendo Kirill dalla lista, ma ciò che sta accadendo in queste ore dimostra che se un premier vuole difendere gli interessi del suo popolo, può farlo… basto solo volerlo.

Il riferimento è al premier italiano Mario Draghi, che pur di “servire supinamente” gli interessi americani, non si è curato di pretendere che la raffineria siciliana di Priolo restasse fuori dal pacchetto di sanzioni, mettendo il veto esattamente come fatto dal suo omologo ungherese, che ha anteposto gli interessi del suo Paese a quelli dell’Europa… Ma ognuno ha il premier che si sceglie votando, oh scusate, dimenticavo, in Italia da anni il premier lo scelgono altri e non gli italiani con il voto.