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Meloni e Berlusconi trovano l’accordo con l’ok di Salvini: 5 ministeri a F.I. 6 alla Lega e 1 Vicepremier a testa

Trovata l’intesa nel centrodestra dopo il faccia a faccia di ieri sera tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Soddisfatto Matteo Salvini e i tre andranno insieme dal Presidente Sergio Mattarella

C’è la fumata bianca dopo l’incontro di ieri tra Meloni e Berlusconi. Il colloquio tra i due leader tenutosi invia della Scrofa, sede di Fdi, è durato oltre un’ora ma alla fine, con il bene placido di Matteo Salvini, il centrodestra si ricompatta. Giorgia Meloni ottiene di avere tolto definitivamente Luicia Ronzulli dal totoministri, ma ha dovuto accettare di concedere i due vicepremier, uno a Forza Italia e uno alla Lega che avrà anche sei ministeri e solo cinque a Berlusconi che però insiste e spera di avere anche lui il sesto.

Che il clima è cambiato si e visto subito ed infatti appena due minuti dopo che Berlusconi è entrato in macchina, è arrivato il comunicato finale congiunto: “L’incontro si è svolto in un clima di unità d’intenti e di massima cordialità e collaborazione, che dovrebbe essere scontato in una coalizione. La quale è al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze”. Dunque il faccia a faccia tra Berlusconi e Meloni ha sostanzialmente dato il suo via libera alla nascita dell’esecutivo e i due leader hanno assicurato che il centrodestra andrà unito alle consultazioni dal Presidente Sergio Mattarella.

Tutto a posto? Nonostante le parole ufficiali tra FdI e FI restano le distanze sulla composizione della squadra di governo, sopratutto perché Berlusconi chiede ancora di avere lo stesso numero di ministri della Lega, ovvero sei. Inoltre, pretende dicasteri “di peso”, non avendo ottenuto alcuna presidenza delle Camere.

L’idea della premier in pectore Meloni invece prevederebbe al momento cinque ministeri per Forza Italia, con la presenza, nell’esecutivo, di Antonio Tajani agli Esteri (che sarebbe anche vice premier insieme a Salvini), e Gilberto Pichetto Fratin al Mite. Altri dicasteri su cui si sta trattando sono Scuola e Università, e Giustizia. Elisabetta Casellati potrebbe far parte della squadra di governo. Il suo è un nome in campo per la Giustizia ma per questo dicastero il più accreditato resta Carlo Nordio, così come il Mise dovrebbe rimanere a Fratelli d’Italia.

Matteo Salvini che ha fatto da pontiere è soddisfatto per la “pace ritrovata”e ieri sera ha riunito i suoi alla Camera, dove è stato fatto il punto sui nomi dei ministri del Carroccio. Giorgetti andrebbe al Mef, Salvini alle Infrastrutture e vicepremier, Gianmarco Centinaio all’Agricoltura (Meloni ha ancora deciso però se liberarsi di questo incarico), Roberto Calderoli all’Autonomia, Erika Stefani alle Disabilità. Salvini non avrà gli Interni, che avrebbe consentito di gestire l’immigrazione, ma in Transatlantico nel primo giorno “di scuola alla Camera”, si ragionava sul fatto che “il problema degli sbarchi si può risolvere applicando la legge per cui se la nave che salva i naufraghi batte bandiera tedesca, la Germania diventa il primo territorio di sbarco e di identificazione. E così via per tutte le navi delle ong che fanno salvataggi in mare”. Vedremo.

Infine Fratelli d’Italia essendo il partito più votato avrà i tredici ministri restanti. I nomi che circolano sono quelli di Guido Crosetto al superministero del Mise, Adolfo Urso alla Difesa, Maria Calderone (una tecnica, al Lavoro), Fazzolari (sottosegretario alla Presidenza del consiglio), Fitto (Rapporti con l’Europa), Carmelo Musumeci, l’ex governatore della Sicilia, fatto dimettere anzitempo e promosso a ministro per il Sud, il successore della Carfagna. Meloni vorrebbe per sé anche il ministero della Salute per cui ha sbarrato la strada prima a Ronzulli, poi a Bertolaso. Il candidato è Francesco Rocca, avvocato, 56 anni, rieletto quest’anno per il secondo mandato alla guida della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna rossa. Molto visibilità e riconoscibilità proprio su quel fronte umanitario su cui Meloni, che vuole il muro navale contro gli sbarchi, teme di essere debole rispetto all’Europa.