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Nella Moldova sempre più NATO, la Transnistria resta determinata a voler aderire alla Russia

Mentre il popolo moldavo continua a protestare contro il governo definito “dittatoriale” di Maia Sandu – vicina all’Occidente -, la Repubblica non riconosciuta di Transinistria continua la sua politica pro-russa e anti-NATO

Parata militare in Transinistria nel febbraio 2020

Ennesimo terreno di scontro tra Nato e Russia nel cuore dell’Europa, dopo l’Ucraina ed il Kosovo? L’agenzia russa Tass riporta oggi che il presidente della Repubblica non riconosciuta di Transnistria – in Moldavia – Vadim Krasnoselsky ha chiesto il mantenimento di una politica estera mirata all’indipendenza e alla successiva adesione alla Russia, che è stata approvata in un referendum del 2006, ha affermato il servizio stampa del presidente in una dichiarazione dopo il suo discorso annuale ai funzionari del governo di Tiraspol.

“Il capo dello stato ha elencato gli elementi di base della strategia di sviluppo di otto anni della Transnistria, che include il rafforzamento dell’indipendenza della Transnistria con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento internazionale e l’attuazione dei risultati del referendum del 2006”, si legge nella dichiarazione.

Secondo quel referendum – ovviamente contestato e non riconosciuto in Occidente – oltre il 97% degli elettori ha votato a favore dell’adesione alla Russia nel referendum. La Repubblica di Transnistria si è autoproclamata indipendente il 2 settembre 1990, sulla riva sinistra del fiume Dniester, dove vive una popolazione prevalentemente di lingua russa che si oppose alle mire del governo moldavo di unificarsi alla Romania e più in generale uniformarsi all’europa occidentale. Ne scaturì un conflitto armato costato oltre un migliaio di vittime che finì con un accordo di pace firmato a Mosca nel luglio 1992 e secondo cui le forze armate russe sono entrate nella zona del conflitto per mantenere la pace tra le due fazioni, anche se ovviamente la presenza russa viene vista come un’occupazione militare dall’Occidente.

Evidente quindi che in momento storico così caldo, le dichiarazioni del presidente della Repubblica non riconosciuta – che de iure fa parte della Moldova – rischiano di scatenare nuove tensioni e conflitti, soprattutto considerati i già non pochi problemi interni alla Moldova, con le continue manifestazioni dell’opposizione e la repressione spesso dura del governo sotto la presidente Sandu.