Spesso le lesioni ossee nei bambini guariscono facilmente e senza alcun danno residuo ma, purtroppo, non sempre è così
Fra le lesioni traumatiche che possono lasciare invalidità residue vi sono i distacchi epifisari, lesioni traumatiche tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza (rappresentano il 15% di tutte le fratture dell’infanzia) che coinvolgono le cartilagini di coniugazione, cioè le strutture deputate all’accrescimento e al rimodellamento delle ossa fino alla maturità scheletrica.
I distacchi epifisari possono coinvolgere tutte le ossa dello scheletro, anche se le sedi maggiormente interessate, in ordine decrescente, sono il gomito (40%), il polso (30%) e la caviglia (15%).
I distacchi epifisari, come le fratture, sono dovuti ad episodi traumatici di tipo diretto o indiretto. Nel primo caso la cartilagine di accrescimento viene interessata direttamente dalla forza traumatica; nel secondo caso il distacco si verifica in seguito a trasmissione delle sollecitazioni meccaniche da un distretto anatomico contiguo.
I distacchi epifisari vengono classificati in puri e misti a seconda che la soluzione di continuo interessi il solo piatto epifisario o anche la metafisi o il nucleo epifisario.
La classificazione di SALTER- HARRIS, presentata nel 1963, è quella ad oggi quella più usata nella pratica clinica. Questa classificazione, oltre a prendere in esame il meccanismo traumatico e la porzione epifisaria interessata, fornisce informazioni sulla prognosi e sui possibili disturbi dell’accrescimento, che possono svilupparsi in seguito a tale patologia.
Tale classificazione si suddivide in 5 tipi:
- Distacco del I tipo: è un distacco puro e completo, molto spesso con scarso spostamento ed associato a scollamento del periostio; la consolidazione è rapida e non vi sono disturbi di crescita.
- Distacco del II tipo: è la forma più frequente, interessa longitudinalmente lo strato ipertrofico della cartilagine di accrescimento e la metafisi obliquamente; tale forma è frequente nei bambini sopra i 10 anni; la prognosi è buona.
- Distacchi del III tipo: raro, interessa longitudinalmente la cartilagine di accrescimento ed obliquamente l’epifisi; si verifica maggiormente per sollecitazione in torsione; la prognosi è discreta.
- Distacchi del IV tipo (come quello in oggetto): la frattura interessa longitudinalmente e obliquamente l’epifisi, la cartilagine di accrescimento e la metafisi, coinvolgendo il nucleo epifisario ed interrompendo il periostio; tale forma presenta una prognosi cattiva.
- Distacchi del V tipo: consiste in uno schiacciamento dello strato basale della cartilagine di accrescimento, con scarso o assente spostamento, tale da rendere la diagnosi difficile e molto spesso errata; la prognosi è cattiva.
Il trattamento nei distacchi senza spostamento prevede solo la tutela in apparecchio gessato. Nei distacchi con spostamento è invece necessaria una precoce riduzione con manovre delicate cercando di ottenere l’ottimale ripristino della struttura anatomica. In alcuni casi va applicata trazione transcheletrica che sarà inglobata nell’apparecchio gessato.
Nelle lesioni non riducibili si ricorre alla riduzione cruenta con mezzi di sintesi, fili o viti, che andranno rimossi precocemente. In tutti i casi è fondamentale una buona riduzione ed adeguata immobilizzazione.
La prognosi dei distacchi epifisari è legata a diversi fattori: il tipo di distacco; l’età del paziente (più piccolo è maggiore sarà il potentiale di crescita e le conseguenze in seguito ad una eventuale epifisiodesi); la presenza di lesioni vascolari associate; la qualità della riduzione ottenuta; la modalità di trattamento; l’eventuale presenza di infezione del focolaio di frattura.
Se tempestivamente ed adeguatamente trattati, i distacchi epifisari guariscono spesso senza esiti, soprattutto quelli del I, II e II tipo; invece la prognosi per quelli di IV e V tipo è, molto spesso, cattiva ed associata a deformità residue.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.