⦿ Ultim'ora

Tensioni Grecia-Turchia. Erdogan: “Se Atene continuerà ad armarsi, nostri nuovi missili colpiranno” e mentre accusa gli USA di sostenere il terrorismo chiede nuovi F16

Ancora un episodio che acuisce le tensioni tra i due Paesi che, da membri Nato, si contendono apertamente il dominio del Mediterraneo orientale e dei suoi giacimenti di gas. La Turchia inoltre pare sempre più determinata ad assumere un ruolo di guida e potenza regionale non solo rispetto ai rapporti tra Occidente e Russia, ma anche nei suoi rapporti con gli Stati Uniti ed i Paesi Europei

Il test dei missili balistici turchi “spaventano” Atene. Lo ha detto pubblicamente domenica il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, affermando che Ankara “non se ne starà a guardare se la Grecia continuerà ad armare le isole dell’Egeo”. Parole forti, di un leader che sente di essersi ritagliato un ruolo mondiale ben diverso da quello di “stato vassallo” dell’Occidente.

“Ora abbiamo iniziato a costruire i nostri missili. Naturalmente, questa produzione spaventa i greci. Quando dici ‘Tayfun’ (Typhoon), i greci hanno paura. Loro (la Grecia) dicono che colpirà Atene. Certo, la colpirà“, ha detto Erdogan riportato dall’Anadolu Agency.

Il Presidente turco parla appunto dei nuovi missili Tayfun, testati lo scorso ottobre sul mar Nero e che possono colpire un bersaglio distante oltre 560 chilometri in appena 7 minuti e 36 secondi. Gittata oltretutto, ben maggiore di quella che serve alla Turchia per bombardare, ipoteticamente, la capitale greca Atene: “possiamo scendere all’improvviso una notte, quando sarà il momento”, ha affermato il capo dello Stato turco.

Ankara ha infatti messo in guardia la Grecia che la Turchia “non sarà spettatore” immobile del crescente rafforzamento militare delle isole del Mar Egeo attraverso acquisti di armamenti anche dagli USA. Isole che in base ad accordi rivendicati da Ankara devono essere smilitarizzate: “Se non mantenete la calma, e provate a spedire nelle isole le armi che vi sono arrivate dagli Usa, un Paese come la Turchia non può stare a guardare. Deve fare qualcosa“, ha tuonato Erdogan.

Il Presidente turco non ha infatti lesinato attacchi neppure all’amministrazione statunitense rea di “sostenere i gruppi terroristici nel nord della Siria”.

Proprio a tal proposito il sultano, rivendicando il ruolo di potenza regionale, ha dichiarato: “L’America sta inviando 4.000-5.000 camion di armi e munizioni nel nord della Siria. Anche se glielo abbiamo detto più e più volte, a loro non importa. Siamo con voi nella NATO. Ma, anche se siamo insieme, ci state facendo del male e siete dalla parte delle organizzazioni terroristiche… risolveremo il problema con le nostre forze”.

Chiaro che Erdogan si riferisca all’operazione militare “Pence Kilic” – “Spada ad artiglio” in italiano – lanciata il mese scorso, nelle aree settentrionali dell’Iraq e della Siria contro il gruppo – terroristico in Turchia – curdo del PKK in Iraq e del YPG in Siria.

Ma non solo, mentre infatti Erdogan attacca gli Stati Uniti per il sostegno ai curdi – che gli USA vedono in chiave anti-russa e anti-Assad – chiede e pretende dagli stessi che la vendita di aerei da caccia militare F16 americani alla Turchia venga affettuata il prima possibile. 

“L’importanza della cooperazione di difesa tra Turchia e Stati Uniti è ovvia: la nostra richiesta di approvvigionamento e modernizzazione dell’F-16 è un’opportunità per rafforzare ulteriormente le nostre relazioni di difesa” nell’ambito NATO, ha dichiarato ieri il vicepresidente turco Fuat Oktay.

Infatti, “soddisfare la nostra richiesta il prima possibile è fondamentale non solo per la Turchia, ma anche per le capacità di deterrenza e difesa della NATO”, ha affermato Oktay, che ha salutato positivamente la decisione USA di eliminare le restrizioni alla vendita di armamenti ad Ankara.

Ankara ha richiesto F-16 e kit di modernizzazione nell’ottobre 2021: l’accordo da 6 miliardi di dollari includerebbe la vendita di 40 jet e kit di modernizzazione per 79 aerei da guerra che l’aeronautica militare turca già possiede.

Contemporaneamente a questo, la Tass riporta oggi che Ankara è determinata a rafforzare le relazioni interparlamentari con la Russia. Lo ha detto il presidente del parlamento turco Mustafa Sentop dopo i colloqui con il presidente della Duma di stato russa Vyacheslav Volodin, che è in visita ufficiale in Turchia.

“Le relazioni tra i nostri paesi hanno raggiunto un livello molto alto”, ha detto Sentop, sottolineando il ruolo di un buon rapporto personale tra i presidenti dei due paesi, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan. “L’amicizia tra i presidenti ha svolto un ruolo importante nel creare un clima di fiducia tra di noi. Credo che manterremo anche i rapporti tra i parlamenti ad alto livello”, aggiungedo poi: “Spero che le relazioni turco-russe gioveranno al mondo”.

Sullo sfondo di questa Turchia sempre più battitore libero sullo scenario internazionale, spesso in bilico ed “arbitro” tra il blocco Occidentale e Mosca, Erdogan non esita dunque a mostrare i muscoli alla Grecia con cui negli ultimi mesi vari sono stati i motivi di scontro – malgrado la medesima appartenenza alla NATO –, con episodi anche gravi, come l’espolosione di diversi colpi d’arma da fuoco da parte della Guardia costiera turca contro una nave cargo turca.

“È inaccettabile e va condannata in modo unanime la minaccia di un attacco missilistico rivolta contro la Grecia da un alleato della Nato. La mentalità nordcoreana non può e non deve trovare spazio nell’Alleanza nord atlantica”, ha commentato il ministro degli esteri greco Nikos Dendias al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Unione europea.

La minaccia di confronto armato tra i due Paesi infatti non pare un’eventualità così remota, non tanto per dissidi storici o perché ultimamente l’Europa pare una polveriera tra Ucraina in guerra e Kossovo sempre più caldo, ma tanto perché proprio la crisi energetica scoppiata a causa delle sanzioni alla Russia ed al sabotaggio dei Nord Stream hanno reso ancora più importante il vero conflitto tra Atene ed Ankara: ossia la scoperta di importanti giacimenti di gas nei dintorni di Cipro, che rendono ancora più esarcerbati gli scontri tra le due nazioni per il controllo sulla parte di mar Mediterraneo orientale appartenente ufficialmente alla Grecia, ma su cui la Turchia continua a rivendicare diritti. Il governo turco infatti contesta la mappatura delle acque territoriali e delle zone economiche esclusive della Grecia.