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Von der Leyen: “Cina abbia posizione chiara su Bucha”. Pechino: “fatti vanno provati e sanzioni non portano pace”

La presidente della Commissione europea dopo le nuove sanzioni contro la Russia, chiede alla Cina di non essere neutrale e prendere una posizione chiara e Pechino risponde: le sanzioni non possono portare pace e sicurezza e su Bucha: “Le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate e qualsiasi accusa deve essere basata sui fatti”

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen intervenendo al Parlamento di Strasburgo, dopo avere specificato che ”Queste non saranno le ultime sanzioni, ne imporremo altre”, ha chiarito che “Alla Cina abbiamo detto che per noi è cruciale che abbia una posizione chiara contro la scelta di Putin di massacrare civili e contro i principi fondamentali dell’ordine mondiale”, sottolineando che ”in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Cina ha una responsabilità speciale per la pace e la sicurezza nel mondo”.

La von der Leyen ha anche aggiunto che “nessuno può essere neutrale quando ci sono aggressioni brutali contro i civili. Dobbiamo anche decidere come trattare queste violazioni nel mondo e la Cina deve prendere una posizione chiara”.

La risposta di Pechino tramite il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, non si è fatta attendere: “le sanzioni non possono portare pace e sicurezza. Quanto ai massacri di Bucha chiediamo che si scoprano la verità e l’origine sugli orrori” che Zhao Lijian definisce “profondamente inquietanti”, ma avverte: “Le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate e qualsiasi accusa deve essere basata sui fatti”.

Non è certo la risposta che La von der Leyen voleva, le parole del portavoce del ministero degli Esteri cinese, non sembrano distaccarsi dal profilo tenuto fin qui da Pechino, ovvero amicizia “dura come la roccia” con la Russia.

La Cina non ha condannato le atrocità di Bucha, al contrario la condanna è per le sanzioni imposte a Mosca, che acuiscono il divario tra Pechino e l’Occidente nella crisi in Ucraina, che dalle pagine del suo giornale più importante il Quotidiano del Popolo, punta il dito contro gli Stati Uniti accusati di “terrorismo finanziario” per le sanzioni imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, chiede che si scoprano “la verità e l’origine” sugli orrori di Bucha, che definisce “profondamente inquietanti”, richiesta che nei fatti non contempla come responsabili i russi ed anzi avverte che “le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate e qualsiasi accusa deve essere basata sui fatti” e che fino alla conclusione dell’indagine, Pechino invita tutti a esercitare moderazione ed “evitare accuse infondate”.

Zhao Lijian ha anche aggiunto che “Se gli Stati Uniti vogliono davvero promuovere l’attenuazione della situazione in Ucraina, devono smettere di gettare benzina sul fuoco, di brandire il bastone delle sanzioni, fermare le parole e le azioni coercitive e incoraggiare la pace e i colloqui. Le sanzioni non possono portare pace e sicurezza e peggioreranno la situazione economica mondiale”.

Ma le tensioni non si fermano qui, i cinesi attaccano pesantemente il capo della diplomazia Europea Josep Borrell che ha definito il summit Ue-Cina di settimana scorsa “un dialogo tra sordi”, e ha accusato i leader cinesi (il presidente Xi Jinping, e il primo ministro Li Keqiang) di non volere parlare di Ucraina, e di altri temi scomodi per Pechino, come i diritti umani.

Quelle di Borrell per i cinesi sono “dichiarazioni irresponsabili” e “incoerenti con i fatti”, che vanno ad aggiungersi alla questione di Taiwan. Gli Stati Uniti infatti hanno dato l’ok alla vendita del sistema di Difesa aerea Patriot e di servizi correlati all’isola per un valore complessivo di 95 milioni di dollari, il terzo round di vendita di armi all’isola dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca.

“La Cina prenderà misure risolute ed energiche per salvaguardare fermamente i propri interessi di sovranità e sicurezza”, ha minacciato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian. La vendita di armi a Taiwan, ha aggiunto il portavoce, “minaccia seriamente le relazioni tra Cina e Stati Uniti e la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan”.

Toni duri anche per l’espansione della partnership tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia, riguardo allo sviluppo di armi ipersoniche in grado di trasportare testate nucleari, dopo l’utilizzo di missili ipersonici usati dalla Russia, il mese scorso, nei bombardamenti in Ucraina.

Per la Cina, gli Stati Uniti vogliono creare “una Nato nell’Asia-Pacifico” al servizio dell’egemonismo americano. La partnership tra i tre Paesi annunciata a settembre scorso, è “una piccola cerchia anglosassone che non può cambiare la mentalità da Guerra Fredda”, ha detto Zhao, e “non può sfuggire alla vecchia routine di provocare scontri militari e gettare benzina sul fuoco”.