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OK Aiea a scaricare l’acqua della centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano, l’ira della Cina: “Non è la vostra fogna”

L’acqua della centrale nucleare di Fukushima verrà scaricata nell’Oceano, per il direttore dell’Aiea che ha dato parere favorevole l’impatto per ambiente e persone è “trascurabile”, Pechino la pensa diversamente e pretende che lo smaltimento sia “scientifico, sicuro e trasparente”

Il direttore dell’Aiea ha consegnato al primo ministro giapponese il report sulla fattibilità dell’operazione per smaltire nell’oceano l’acqua radioattiva trattata, usata per raffreddare i tre reattori nucleari della centrale di Fukushima Daiichi, entrati in meltdown dopo il disastro del 2011. L’operazione durerà tra i 30 e i 40 anni.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha approvato il piano del governo giapponese del 2021, che prevedi lo scarico nell’oceano di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata, conservata in più di mille serbatoi, e utilizzata per raffreddare il combustibile nucleare fuso nel reattore 1 della centrale di Fukushima Daiichi.

L’agenzia Onu ha definito il piano dell’esecutivo di Fumio Kishida “in linea con gli standard di sicurezza internazionali”, in quanto il rilascio delle acque avrebbero un “trascurabile impatto radiologico sulla popolazione e sull’ambiente”, in base a quanto si legge nel rapporto presentato oggi, durante la visita in Giappone del direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi. La decisione è arrivata in seguito a una visita compiuta nella centrale da una task force di esperti provenienti da undici Paesi che per quasi due anni ha lavorato alla questione, incontrando anche i dirigenti del gruppo Tepco (Tokyo Electric Power Company) operatore della centrale colpita dalla triplice catastrofe del sisma, dello tsunami e dell’incidente nucleare del marzo 2011.

Ma le rassicurazioni dell’ agenzia Onu non tranquillizzano, sopratutto le Nazioni che sboccano in quel mare e questo perché nel passato spesso queste “rassicurazioni” hanno avuto esito diverso e nessuno ha mai pagato per i danni.

Ma il presidente dell’Aiea Grossi, ha promesso trasparenza e che continuerà la revisione della sicurezza nella fase dello scarico delle acque per “garantire che gli standard di sicurezza internazionali pertinenti continuino a essere applicati nei decenni del processo esposto dal governo del Giappone e da Tepco”. Grossi ha anche detto che “il nostro compito è solo all’inizio”. Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, per tranquillizzare la popolazione locale e i governi di Corea del Sud e Cina, ha fatto leva sulle parole del capo dell’Aiea. Ma le rassicurazioni non hanno convinto le opposizioni delle organizzazioni dei pescatori giapponesi, che temono un danno irreparabile di immagine per il loro prodotto.

Le garanzie sia dell’Aiea che dei tecnici giapponesi, per Pechino sono carta straccia e accusa Tokio si usare l’oceano come fosse la loro fogna. la Cina si era da subito schierata contro questa decisione e sollecita il Giappone a non scaricare le acque in mare, e a garantire che lo smaltimento sia “scientifico, sicuro e trasparente”. Quello dell’Aiea, si legge in una nota del ministero degli Esteri cinese, è “un rapporto frettoloso” e le conclusioni degli esperti dell’agenzia dell’Onu “sono relativamente limitate e unilaterali”. Inoltre il governo cinese accusa l’esecutivo giapponese di volere utilizzare il mare come una fogna. “Per considerazioni di costo economico”, sottolinea la nota della diplomazia di Pechino, “il Giappone ha ignorato le preoccupazioni e l’opposizione della comunità internazionale e ha insistito per scaricare l’acqua contaminata dal nucleare in mare, utilizzando l’oceano Pacifico come una fogna”.

Forti critiche al via libera dell’agenzia Onu arrivano anche dai vescovi sudcoreani che chiedono “strade alternative” allo scarico in mare: la Commissione per l’Ambiente Ecologico e la Commissione per la Giustizia e la Pace in seno alla conferenza episcopale cattolica della Corea del Sud hanno definito lo scarico di acqua radioattiva nel mare “una minaccia per l’ecosistema della nostra Casa comune, la Terra”.

Non meno rabbiose le dichiarazioni che arrivano dal Sud Corea: il Partito Democratico di opposizione ha definito “vuoto” il rapporto presentato oggi, accusando l’Aiea di non avere verificato in maniera indipendente la sicurezza dell’acqua di Fukushima, mentre per il Ppp (People Power Party) del presidente Yoon Suk-yeol, che nei mesi scorsi si è reso protagonista di un disgelo diplomatico con Tokyo, occorre “un’analisi razionale” e si può parlare di “nuova fase” nella questione delle acque della centrale.

Nella capitale Seul, davanti all’ambasciata giapponese c’è stato una mobilitazione di un’alleanza di 31 gruppi civici anti-nucleare e pro-ambiente secondo i quali “la diluizione non cambierà il totale di radioattività dispersa nell’acqua” .

Ma nonostante le vibranti proteste l’esecutivo giapponese tira dritto sostenendo insieme alla Tepco che l’acqua trattata non presenta rischi, insistendo sul fatto che l’operazione durerà tra i 30 e i 40 anni e con questa diluizione nel tempo, le 1,3 milioni di tonnellate di liquido rilasciato nel Pacifico avrebbero un impatto minimo e senza danni per le persone e l’ecosistema. Tesi ovviamente tutta da dimostrare.