In medicina, il placebo è una sostanza non pericolosa, innocua, priva di ogni principio farmacologico o chimico attivo e che, quindi, non presenta alcuna efficacia terapeutica
È noto che qualsiasi rimedio farmacologico scientificamente validato ha due effetti terapeutici: un effetto farmacologico vero e proprio, legato al principio attivo contenuto nel farmaco, e un effetto placebo, legato al fatto che la sola idea di assumere una sostanza con potere curativo ha di per sé un potere curativo.
L’effetto è legato anche alla forma di somministrazione per cui, ad esempio, una puntura è più efficace di un farmaco per bocca (anche in assenza di principio attivo), perché tendiamo a pensare che un’iniezione sia più efficace di una pillola.
Studi in cieco (in cui il paziente non sa cosa sta assumendo) o in doppio cieco (in cui sia il paziente che il medico non sono a conoscenza di che sostanza viene somministrata) hanno evidenziato, in alcuni casi, risultati terapeutici migliori in pazienti trattati con il placebo rispetto quelli che hanno assunti farmaci normali.
Tale miglioramento è sicuramente determinato dall’atteggiamento positivo mostrato dal paziente nei confronti della cura, perché prefigura una migliore e più repentina guarigione.
Risultati eclatanti si ottengono anche attraverso la chirurgia placebo, in cui, ad esempio, una semplice incisione cutanea cui non è seguita alcuna procedura chirurgica, induce effetti benefici. Uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicina, ad esempio, ha dimostrato che soggetti candidati ad intervento in artroscopia per una lesione meniscale e sottoposti, in realtà, alla sola incisione cutanea, hanno ottenuto risultati paragonabili o addirittura migliori rispetto a pazienti sottoposti realmente ad intervento chirurgico.
Curiosità dell’effetto placebo
A parità di trattamenti placebo si ottengono esiti terapeutici migliori quando il medico mostra atteggiamenti più empatici e accoglienti nei confronti del paziente. Questo atteggiamento positivo consente a chi riceve la cura di sentirsi più riconosciuto, e più ascoltato ed aumenta la fiducia e le aspettative positive nei confronti del trattamento (vero o presunto che sia).
Tale effetto è dovuto al fatto che l’attesa di un miglioramento causa il rilascio nell’organismo di sostanze “terapeutiche”, come le endorfine e l’adenosina (antidolorifiche) o l’adrenalina (che permette di gestire meglio gli stress).
Specularmente rispetto all’effetto placebo, il termine nocebo viene usato per indicare qualsiasi sostanza o terapia medica innocua e priva di attività terapeutica intrinseca, ma comunque in grado di scatenare reazioni negative o indesiderate a causa della valenza negativa che il soggetto attribuisce alla cura.
Chiaramente, anche un giudizio o un atteggiamento negativo da parte del medico o dello sperimentatore può indurre un effetto negativo sugli esiti della cura, in cui le aspettative negative producono un peggioramento del quadro clinico.
Curiosità dell’effetto nocebo
Sembra che i pazienti siamo più facilmente indotti a provare gli effetti avversi di un farmaco che è stato spacciato come vero, ma che in realtà non contiene niente, se vengono avvertiti che il medicinale è particolarmente costoso, cosa che in genere viene associata ad una maggiore “potenza” intrinseca e, parallelamente, ad una maggiore probabilità che si verifichino eventi avversi.
In un esperimento sono stati arruolati una cinquantina di volontari per testare una nuova crema contro il prurito secondario a dermatite atopica. Il prodotto, in realtà, non conteneva alcuna sostanza medicamentosa con questa indicazione.
Tutti i partecipanti sono stati avvertiti che l’unguento, assai efficace contro il prurito, poteva dare come potenziale reazione negativa un aumento della sensibilità al dolore. A circa metà del gruppo, però, il farmaco è stato presentato come un nuovo e costoso prodotto, e fornito in una scatola con design e caratteristiche di lusso, mentre
l’altra metà è stata indotta a credere che si trattasse di una lozione venduta a basso prezzo.
Successivamente i ricercatori hanno sottoposto i volontari a un test per misurare la resistenza al dolore, scaldando un punto della pelle fino alla soglia in cui si sente dolore. E qui si è assistito ad uno strano fenomeno, per cui i partecipanti che avevano usato la crema “costosa” hanno riferito di sentire dolore assai prima di chi aveva adoperato la lozione “economica”.
Per capire in che modo nascesse questa suggestione i ricercatori hanno sottoposto i partecipanti ad una risonanza magnetica funzionale che ha documentato l’attivazione specifica di alcune aree cerebrali, in particolare nella corteccia prefrontale, che sarebbero responsabili dell’effetto nocebo.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.