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Usa nel panico: non solo Silicon Valley Bank, falliscono anche la Signature Bank e la Silvergate Bank. Trema anche l’EU

Il panico potrebbe essere contagioso e fare più danni del previsto. Oltre alla Silicon Valley Bank, le autorità finanziarie statunitensi hanno dichiarato fallita anche la Signature Bank e la Silvergate Bank


La Signature Bank è la 21esima banca statunitense per dimensioni, con un patrimonio stimato dalla Fed in 110 miliardi di dollari alla fine del 2022. Il suo fallimento è il terzo più grande nella storia degli Stati Uniti, dopo quello di Silicon Valley Bank e Washington Mutual nel 2008. Ieri infatti le autorità finanziarie statunitensi hanno chiuso anche la Signature Bank, istituto con sede a New York, hanno nominato la Federal Deposit Insurance Corporation come curatore fallimentare.

La dinamica di quanto sta accadendo è facile da analizzare, i rialzi dei tassi di interesse hanno spinto i clienti a investire il loro denaro in prodotti finanziari che rendono meglio dei conti correnti e hanno sconvolto il settore tecnologico, affamato di liquidità. Poi pero c’è stata un’ondata di prelievi bancari che ha portato al fallimento delle tre banche.

Questa la dinamica dell’assalto agli sportelli. La Silicon Valley Bank aveva una clientela di start-up tecnologiche e si è sbilanciata a fargli credito. Quando è arrivata la crisi di Big Tech alcuni dei suoi investimenti sono andati all’aria. Ma altri investimenti erano sicuri. A differenza di quanto successe con Lehman nel 2008, la Silicon Valley Bank però non ha investito in “finanza tossica”, ne in marchingegni sospetti, anzi aveva la pancia piena di Buoni del Tesoro. Però un Treasury Bond emesso anni fa quando i rendimenti erano all’un per cento, vale meno oggi che lo stesso Tesoro Usa paga interessi molto superiori.

Se una banca vive in una situazione tranquilla, può aspettare che i titoli arrivino alla loro scadenza naturale, e il Tesoro li rimborserà per il valore ufficiale. Se è costretta a venderli in anticipo per fare cassa, ci perde. Ecco il meccanismo banale di questa crisi. Prima si diffonde la voce tra i clienti della Silicon Valley Bank che l’istituto ha dei guai. Tutti si precipitano a svuotare i conti correnti. Ma nessuna banca tiene così tanta liquidità da poter fronteggiare un “assalto agli sportelli”. Deve vendere titoli e aggrava le cose, visto che subisce perdite. Le maxi-banche di Wall Street dovrebbero essere più solide perché a loro si applicano obblighi di riserve più rigorosi, frutto della crisi del 2008. Il timore di contagio riguarda banche medie, come la Silicon Valley Bank che era la 16esima del paese. Altre hanno lo stesso problema, stanno sedute su una montagna di titoli magari “buoni” però svalutati.